Interviste Fasanolive

La docente del “Da Vinci” Giorgia Lepore vince un prestigioso premio nazionale di scrittura

Marzia Perrini
Giorgia Lepore vince il premio Romiti
Intervista a Giorgia Lepore, insegnante presso il liceo Da Vinci e prima donna in assoluto vincitrice del primo premio al concorso "Mariano Romiti", lo scorso 15 luglio, giunto alla VI edizione
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Vulcanica e intraprendente, Giorgia Lepore, insegnante di storia dell’arte presso il liceo Da Vinci di Fasano, archeologa e storica dell’arte residente a Martina Franca, è una nuova grande promessa della scrittura pugliese. Lo scorso 15 luglio ha vinto il primo premio al Premio Letterario Italiano Mariano Romiti con il suo libro “Angelo che sei il mio custode”, edito E/O e pubblicato nel 2016. Si tratta di un concorso per romanzi di genere poliziesco, giallo e noir, con una giuria composta da Forze dell’Ordine, Magistrati e Avvocati. Il romanzo è il sequel de “I figli sono pezzi di cuore”, pubblicato nel 2015: il consenso della critica è stato molto alto, sia prima che dopo il Premio, che più di tutto ha contribuito alla sua fama ormai nazionale. L’abbiamo intervistata per scoprire i suoi progetti futuri e approfondire l’esperienza del concorso.

È stata definita da Maurizio De Giovanni “la vera e nuova voce del romanzo nero italiano”. Come si è avvicinata a questo genere ?

Ho sempre letto noir e gialli, fin da ragazzina. Le mie prime grandi passioni letterarie sono stati i gialli di Agatha Christie e i racconti di Poe. Poi ho continuato a leggere a intermittenza la letteratura noir, appassionandomi agli autori italiani, americani, scandinavi, francesi. Diciamo che è stato per me naturale scrivere un noir, perché ero abituata a quel linguaggio, al ritmo, alle atmosfere, e infatti la prima storia di Gerri, I figli sono pezzi di cuore, è venuta da sola, in una estate al mare.

Ci sarà una prosecuzione dei due libri “I figli sono pezzi di cuore” e “Angelo che sei il mio custode” oppure si riaccosterà al genere del suo romanzo d’esordio “L’abitudine al sangue”?

Spero entrambe le cose. Il terzo romanzo con Gerri Esposito (protagonista della serie) è già in cantiere, dovrebbe uscire nel 2018, e sto pensando al quarto. Ma nel frattempo ho concluso un progetto a cui lavoravo da tempo, un romanzo ad ambientazione storica a cui tengo moltissimo, però siamo ancora in una fase prematura, non so che strada potrà prendere. In ogni caso mi interessa continuare a lavorare sulle ambientazioni storiche come sul noir. Magari un giorno potrei anche scrivere altro, chissà.

Quali sensazioni ha provato nell’arrivare in finale e poi nel vincere il prestigioso premio?

Una grande felicità. La soddisfazione di un traguardo, di un riconoscimento al lavoro fatto in questi anni. Lavoro non solo mio: se non avessi avuto il sostegno della mia casa editrice EO, di tutta la redazione, e della direttrice della collezione Sabotage, Colomba Rossi, non sarei mai arrivata finalmente qui. Non mi aspettavo di vincere, già essere in finale era un ottimo risultato. Si tratta di un premio “tecnico”, la cui giuria è composta da forze dell’ordine (polizia, carabinieri), magistrati, avvocati penalisti. Insomma, persone che fanno davvero il lavoro di cui parlo nei miei libri, e il fatto che si siano potuti in qualche modo “riconoscere” è davvero una grande soddisfazione, per chi scrive noir.

La sua bacheca Facebook è piena di complimenti e sostenitori. Quanto importante è stato il loro supporto?

Importantissimo e bellissimo. Anche del tutto inaspettato, perché una risposta simile dal web non era nelle mie previsioni. È difficile avere la percezione di quanto gli altri ti seguano e ti sostengano, a distanza. Spesso sono persone che ho incontrato a presentazioni, festival, lettori appassionati, librai fantastici che fanno il loro lavoro con grande passione. Questo è il lato bello dei social: la possibilità di entrare e mantenere i contatti con persone lontane, in altro modo sarebbe impossibile.

Lei è stata la prima donna a vincere il premio Romiti. Pensa ci sia una motivazione per cui finora, almeno in Italia, soprattutto gli uomini si siano distinti nel noir?

Il problema della declinazione al maschile della letteratura noir è solo uno degli aspetti della disparità tra autrici e autori in Italia. È un fatto molto più ampio, riguarda tutta la produzione letteraria, sia dal punto di vista delle vendite, sia dei riconoscimenti. Nel noir la cosa è ancora più marcata, perché nell’immaginario comune è un genere più maschile, forse per trame, atmosfere, linguaggi. Sembra quasi che in Italia le donne possano scrivere solo romanzi d’amore, e forse ci siamo in un certo senso anche “autolimitate” per molto tempo. Ora non è più così, si stanno un po’ pareggiando i conti, finalmente, c’è un bel movimento di autrici che scrivono cose molto interessanti. Però la strada da fare è ancora lunga.

sabato 29 Luglio 2017

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