Cultura

Ignazio Ciaia è stato “ucciso”

Beniamino Attoma Pepe
Processo Ignazio Ciaia
In un'aula consiliare gremita di pubblico, si è tenuta la revisione del processo al termine del quale, nel 1799, il nostro concittadino Ignazio Ciaia fu condannato a morte: la giuria l'ha giudicato colpevole / LE FOTO
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In un’aula consiliare gremita di pubblico, si è tenuta la revisione del processo al termine del quale, nel 1799, il nostro concittadino Ignazio Ciaia fu condannato a morte perché giudicato da un tribunale speciale colpevole di aver aderito alla Repubblica Napoletana. L’evento è stato promosso e organizzato dalla Libera Associazione Forense, intitolata al compianto Francesco Saponaro, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale.

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L’Assessore alle Attività Produttive, Luana Amati, ha portato il saluto dell’amministrazione ai colleghi avvocati, numerosi nel pubblico e provenienti da tutta la provincia.

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L’avv. Italia Di Tano, presidente della LAF “Francesco Saponaro”, ha introdotto la richiesta di revisione avanzata dall’associazione e il presidente del Tribunale, il magistrato Massimo Brandimarte, ha avviato la discussione.

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Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Brindisi, Carlo Panzuti, ha ricordato in breve i passaggi della formazione di Ignazio Ciaia, fino ai fatti del 1799 e presentato i protagonisti della revisione processuale, condotta secondo i codici attualmente vigenti.

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La pubblica accusa è stata argomentata dal prof. Nicola Colonna, con il supporto peritale dell’avv. Giovanni Quaranta, mentre la difesa è stata condotta dall’avv. Romeo Conte, sostenuto dallo storico, prof. Mario Spagnoletti.

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La giuria era composta da molti personaggi illustri, tra cui la prof.ssa Maria Luisa Semeraro Hermann, autrice di un noto volume su Ignazio Ciaia, edito da Schena, Angelo Sante Trisciuzzi, fondatore e direttore della biblioteca comunale Vito Bianchi, Annamaria Toma, Stefano L’Abbate, Pierino Dell’Anno, Luana Amati, Donato Carlucci, Mario Pennetta, Stefano L’Abbate.

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Una revisione del processo che ha portato nuovamente alla luce l’esperienza di Ignazio Ciaia, illuminato protagonista di un momento storico particolarmente vivace e a cui dobbiamo buona parte del moderno concetto di diritto e di libertà. Alla fine la giuria ha giudicato Ignazio Ciaia colpevole (condannandolo all'esilio e alla pena di morte) e dal pubblico è giunta l’esclamazione "vergogna", gridata da un noto avvocato fasanese che era tra il pubblico, in seguito alla sentenza di condanna. Ciaia è stato "ucciso": con questa sentenza, la sua nomea storica per Fasano è stata ridimensionata.

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Questa la motivazione espresssa nella sentenza: “lL giuria popolare, considerando la legittimazione del presidente della Libera Associazione Forense del compianto avvocato Francesco Saponaro, fasanese, in ragione dell'interesse della stessa, considerando che i fatti contestati all'imputato costituivano reato ma che gli ideali e le ragioni politiche che sostenevano il Ciaia sono meritevoli della commutazione della pena di morte in quella dell'esilio, per questi motivi dichiara la leggittimazione del presidente dell'associazione ricorrente e l'ammissibilità del processo di revisione e, in riforma della sentenza già emessa nei confronti del Ciaia dalla giunta di Stato in data 6 ottobre 1799, sostuisce la pena della condanna a morte con quella dell'esilio”.

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sabato 21 Gennaio 2017

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