Cultura

Roberto Vecchioni e le sue “Lezioni di volo e di atterraggio” a Fasano

Madia Lucia Colucci
Roberto Vecchioni e le sue “Lezioni di volo e di atterraggio” a Fasano
In diretta streaming l'autore ha conversato con docenti e studenti dell'IISS G. Salvemini e dell'IISS L. da Vinci sul suo nuovo libro
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Un pomeriggio di follia, così i docenti Cinzia Cupertino dell’IISS G. Salvemini e Michele Iacovazzi dell’IISS L. da Vinci hanno identificato il tempo smisurato e al contempo troppo breve trascorso in compagnia – seppur in streaming – del professore Roberto Vecchioni.

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Un’occasione unica, ma non la prima, per Fasano, di confrontarsi con uno scrittore, cantautore, professore dalla conoscenza ma soprattutto dall’amore viscerale per la cultura.
nUn’occasione che ha la possibilità di realizzarsi grazie alla collaborazione dei Presidi del Libro nella persona di Annamaria Toma, dell’Amministrazione comunale, del sindaco Francesco Zaccaria e  dell’assessore Cinzia Caroli, delle dirigenti scolastiche Mariastella Carparelli e Marella Convertino.

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L’evento era stato annunciato come la presentazione del suo nuovo libro “Lezioni di volo e di atterraggio”, per poi trasformarsi inevitabilmente, riportando fedelmente le parole utilizzate dall’autore, in un’atmosfera dilagante di affetto e passione.

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La passione dei docenti, che hanno condotto l’evento con il trasporto e l’entusiasmo che li contraddistingue anche e soprattutto nel quotidiano, nella loro missione di essere portatori propositivi di sapere e voglia di far innamorare gli studenti di quel sapere; la passione degli studenti, che con trepidazione ed emozione si sono interfacciati con l’autore con il pregio che contraddistingue quell’età, la naturalezza; ma specialmente la passione di chi alla scuola e ai ragazzi è legato da un rapporto profondo, Roberto Vecchioni, che con gli occhi socchiusi e a bassa voce ha confessato: mi state rubando l’anima.

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Quella con l’autore non è stata una semplice conversazione, il confine tra le domande e le risposte, infatti, è sfumato, come accade ai profili delle case nella nebbia di Milano, trasformandosi in un viaggio meraviglioso attraverso il tempo. Dai miti greci, indagine di tutti i comportamenti umani, che nulla hanno a che fare con le “favolette”; al ruolo dell’insegnante, che deve essere deragliatore, deve farti pensare a cose a cui non hai mai pensato, a nuove possibilità, a nuove isole e a quello della cultura, provocatrice.

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Al centro di questo viaggio, di questo pomeriggio di follia, la più grande invenzione della storia: la parola. Come una calamita questo tema, così caro al professore, ha finito per essere il centro nevralgico dell’intero discorso.
nMa chi può salvare le parole? E qui mi sembra doveroso eclissarmi dietro la mia penna, per far parlare chi è in grado di toccare corde sconosciute, sapendo scegliere accuratamente anche le pause.

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Non credo che possano essere gli intellettuali e nemmeno i professori a salvare le parole. […] – ha risposto Roberto Vecchioni – Le parole vanno salvate all’origine, dai ragazzi, da quando si comincia, a cinque, sei, sette anni, ad imparare a custodirle come un tesoro, a chiederne il significato, a trovare le altre che gli sono vicine, a vedere perché brillano insieme ad un aggettivo e si spengono vicino ad un altro, a collezionare i verbi che sono più appropriati.

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La continua celebrazione della parola è quella che accompagna il professor Vecchioni, che ha voluto scrivere questa volta un libro tosto e serio ma non noioso, una sorta di Zibaldone, un insieme di tante storie osservate sempre da un punto di vista non convenzionale, quello che sa adottare chi guarda oltre, chi con lo sguardo oltrepassa la siepe.

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L’intero incontro in cui le distanze – oggi più accentuate che mai – si sono dissolte, costruito attorno alle riflessioni scaturite dalla lettura del libro, ha seguito quel ritmo binario della poesia greca e latina, ascendente e discendente, toccando i due ritmi della sensibilità: la gioia e la malinconia. La gioia di aver potuto condividere e assaporare le carezze di una cultura che non smette mai di affascinare e commuovere, e la malinconia di non poter essere più tra quei banchi, proprio oggi che voltandoci capiamo quanto il liceo fosse davvero la nostra la nostra Itaca, non isola di approdo ma terra di partenza, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio.

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giovedì 18 Marzo 2021

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