Attualità

35 anni fa la morte di Vito Curlo, un calciatore “forte forte»

Massimo Vinale
Stagione 1978/79. Vito Curlo fa il suo esordio in Serie D con la maglia del Fasano
La vita del giovane fasanese deceduto in seguito ad un tragico incidente stradale, raccontata da Massimo Vinale / LE FOTO
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È martedì 30 giugno 1981. Fasano è ancora adornata dai colori della festa patronale. I bambini hanno appena liberato le orecchie dalle proprie mani. I fuochi pirotecnici, si sa, per i più piccini, sono rumori inattesi che, come le cattive notizie, spaventano. La "Scamiciata", ormai alla quarta edizione, da par suo, ha alimentato la passione e l'orgoglio di tanti concittadini che, nonostante tutto, continuano ad emigrare per garantire un futuro più dignitoso ai propri figli. Stavolta, però, i turchi non centrano. Svizzera, Germania e Belgio, infatti, non sono nazionali di calcio che si contendono la coppa ai campionati europei; ma le antiche e sempre nuove rotte dei sogni. Il nuovo boom economico, per tanti,  è un semplice botto esploso in onore del Santo Patrono e giammai il profilo della speranza.

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Non a caso, quindi, economisti, storici, politici e giornalisti continuano a narrare l'attualità della "Questione Meridionale", mentre Milano diventa “da bere”. Il tempo, in città, scorre favorevole e propizio; quasi a smentire quello lineare studiato al Liceo e richiamato come “provvida sventura” per i troppi emigranti meridionali. La quotidianità di ciascuno, invero, osserva il sole tramontare sul "giugno fasanese" con l’intima speranza che la fortuna, almeno per una volta, tolga la benda per vedere quanto di buono cresce tra le parrocchie del paese, le sue strade, le piazze e i campi di calcio.

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Intanto, il rosso delle serate estive, misto al bianco calce dei trulli in collina e delle casette dei pescatori sul litorale, ricorda a ciascuno un’appartenenza; un simbolo in cui riconoscersi, quasi fosse una bandiera da sventolare in occasione di una partita di calcio. E già: il rosso e il bianco. Colori che per i fasanesi vengono immediatamente dopo quelli dell’US Fasano: il bianco e l’azzurro. Se il bianco e il rosso fanno immediatamente pensare alla squadra del Bari e ai suoi bomber Maurizio Iorio e Aldo Serena, il bianco e l’azzurro vestono la divisa ufficiale della locale squadra di calcio, impegnata nel campionato di Serie D.

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D’estate, a Fasano, chi vuole godere di frescura si reca alla Selva o a Savelletri. Se la collina è abitata da tanti turisti e residenti, Savelletri è un borgo marino privo di porticciolo turistico. In compenso, vi sono molti attracchi per le barche dei tanti pescatori, le cui reti sono piene di fatica e odore di sale (foto 1).

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Sono le ore 20,15 circa. Pasquale Nardelli, studente di Economia presso l’Università di Bari, è in via Degli Scavi, proprio a Savelletri, nei pressi della stazione di servizio. Qui incrocia il suo amico Vito Curlo, studente presso la Facoltà di Giurisprudenza nel capoluogo pugliese, oltre che splendida promessa del calcio cittadino. Vito Curlo, come noto, è approdato in Serie B con la maglia del Bari, alla corte di mister Renna. Insieme a Lino Bianchi, studente in Medicina, Pasquale e Vito condividono il bello della giovinezza “fuori sede”. Vito, a bordo della sua nuova Golf GL nera, con la mano e il viso sorridente, fa un cenno di saluto all’amico Pasquale e prosegue in direzione Capitolo, dove lo attendono altri amici. Pasquale è incuriosito dal particolare saluto offerto da Vito. Tant’è che resta in attesa del suo ritorno…  per saperne di più.

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Un improbabile testimone dell’accaduto ha la stessa curiosità di Pasquale. Di certo sa soltanto che Vito Curlo è un calciatore «forte forte». Tra amici e parenti, con discrezione, comincia a raccogliere un po’ di notizie, per conoscere meglio questo ragazzo così riservato e così misterioso. Scopre che il talento fasanese è nato il 18 aprile 1961 da papà Angelo, pescatore, e mamma Marisa Dormio, casalinga. Vito è il fratello maggiore di Paolo Angelo, studente presso il Liceo Scientifico “L. da Vinci” di Fasano. Sin da piccolo, Vito ha mostrato interesse per il “pallone” (foto 2). Eduardo Galeano, quindi, ha ragione quando scrive: «Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle: “Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?”. “Non glielo spiegherei”, rispose. “Gli darei un pallone per farlo giocare”» (E. H. Galeano, Splendori e miserie del gioco del calcio, Sperling & Kupfer, Milano 1997).

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Senza scomodare la letteratura sudamericana, mamma Marisa fa osservare che basta guardare le foto di Vito da bambino per scoprire che le sue scarpe “a occhio di bue” sono sempre usurate, per via dei tanti calci tirati al pallone. Una foto di gruppo della II^ elementare dimostra quanto descritto (foto 3). In occasione della sua I^ Comunione, però, Vito indossa scarpe nuovissime e un vestitino di ottima fattura. Piazza Amati fa da cornice ad un evento che rimane nel cuore di ogni bambino e di ciascun genitore. E’ il 21 agosto 1970. Ovviamente, papà Angelo e mamma Marisa, per l’occasione, sono tornati dalla Svizzera per condividere la gioia del loro primogenito e dell’intera comunità parrocchiale di Savelletri (foto 4 e 5).

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L’improbabile testimone di cui innanzi apprende, inoltre, che, sin dalla classe I^, Vito Curlo frequenta la Scuola Elementare in via Collodi e, dunque, dal 1 ottobre 1967. A distanza di due anni esatti, Angelo Curlo e Marisa Dormio accompagnano il secondogenito Paolo Angelo a scuola per l’inizio della I^ elementare. Lo stesso giorno, poche ore più tardi, sono costretti dalla “Questione Meridionale” a salire sul “treno dei desideri” che li farà emigrare ad Appenzell. Con i genitori in Svizzera, Vito Curlo frequenta la Scuola Media presso la “Casa del Fanciullo” di Alberobello, dove la passione per il calcio gli consente di prendere a calci un’infanzia lontana dagli affetti più cari. Non manca di scrivere a Mamma e Papà allegando foto sempre dedicate (foto 6 e 7). D’estate, però, terminata la scuola, Vito e Paolo Angelo raggiungono Mamma e Papà in quel di Appenzell in Svizzera (foto 8).

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Tali notizie impongono all’improbabile testimone di intensificare le ricerche. Ormai è sempre più attratto dalla vita (sic!) di Vito Curlo. Scopre che, conseguita la licenza media, Vito, il 1 ottobre 1975, si trasferisce a Roma, al Seminario di via Aurelia Antica, dove, con successo, frequenta il IV Ginnasio. Finalmente, però, a distanza di sette anni, Angelo Curlo e Marisa Dormio rientrano in Italia, nell’amata Savelletri. Con loro, Vito fa rientro a casa. E’ il 1 novembre 1976 quando si trasferisce al Liceo “L. da Vinci” di Fasano, dove, con profitto, frequenta il V Ginnasio.

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La maggiore serenità gli consente di partecipare ai vari tornei di calcetto che si disputano sui campetti del “Sacro Cuore” a Fasano e in quel di Pezze di Greco (foto 9). Qui viene notato per le sue doti tecniche non comuni. Nei vari tornei si distingue spesso come miglior giocatore. Non a caso, dunque, il 28 marzo 1977, Vito Curlo viene ricevuto a Palazzo di Città e premiato dal sindaco Sandrino Rubino (foto 10). Il 1 agosto 1977, l’US Fasano lo tessera e lo porta in ritiro con la prima squadra a Cassano Murge. Vito ha appena 16 anni e già frequenta, da protagonista, calciatori di Serie D.

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Ciò nonostante, Vito non perde di vista lo studio. Ormai studente del I Liceo Classico a Fasano, si integra al meglio nel nuovo contesto. Le compagne, in particolare, lo considerano “il bello della classe”, tanto da invaghirsi di lui. La sua amica di banco, Ines Castrignano, candidamente ammette che “copia i compiti di greco da Vito, a dispetto della prof.ssa Consiglia Barbaro”. Vito Curlo, aggiunge Gabriella Wanvestraut, “durante i compiti in classe, aiuta un po’ tutti, essendo bravissimo in tutte le materie. Vito, continua Gabriella, è una perla rara. E’ dolce, buono, sempre disponibile, ma  molto riservato. Non svelo nessun segreto se dico che Vito ama il calcio, tanto da farne una disciplina di vita. La mia maggiore curiosità, conclude Gabriella, è per il suo abbigliamento, sempre impeccabile, e per i suoi maglioni sempre profumatissimi. Vito dice che è tutto merito di mamma Marisa. Basta guardarlo negli occhi in questi momenti per scoprire che Vito adora sua madre” (foto 11).

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Nella stagione sportiva 1977/78, Vito Curlo partecipa ai campionati giovanili “Allievi” e “Beretti”, mettendo in evidenza qualità tecnica e doti di realizzatore. Vito è un regista avanzato col vizio del gol. Come tutti i numeri 10, nel suo repertorio, ha il calcio di punizione che, di frequente, insacca nel “sette” della porta avversaria. Lino Bianchi condivide la passione per il calcio con Vito. Con lui ha vissuto un ritiro precampionato, agli ordini di mister Campari. Ciò gli consente di affermare: «Vito non è solo un giocatore molto tecnico; ma ha anche forza fisica e tanta tanta volontà. Il test di Cooper ha sempre confermato tutte queste sue doti». Non a caso, dunque, nella stagione 1978/79, Vito Curlo fa il suo esordio in prima squadra, in occasione del derby col Martina Franca. Entrato in campo, fa subito la differenza: suo il gol partita (foto 12). Tribuna Sport, diretto da Franco Lisi, non manca di riportare la notizia (foto 13). Mister Campari, dopo la vittoria, gli affida una maglia da titolare, la 7; alla maniera dei colleghi sudamericani che, di fronte ad un talento puro, consegnano loro la maglia numero 7 o la 10  (foto 14).

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Nella stagione 1979/80, l’allenatore Giovanni Campari si trasferisce al Bisceglie, pretendendo dalla società nerazzurra – stellata l’acquisto della mezzala fasanese. L’US Fasano, dalla cessione di Vito Curlo, incassa la considerevole somma di 25.000.000 di lire (foto 15). A Bisceglie, Vito ha un compagno di squadra speciale: il giovane psicologo Dario Defidio. Il dott. Defidio è incuriosito dalla forte personalità del talento fasanese, tanto da tracciarne un profilo psicologico, in cui si legge tra l’altro: «Vito Curlo è molto vivace dal punto di vista intellettuale. Ha una notevole tendenza alla spiritualità. E’ attivo, dinamico, allegro, tendente al disordine e decisamente sognatore. Riservato e autosufficiente, evidenzia un “blocco” affettivo che causa inibizione e timidezza».

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Il trasferimento a Bisceglie, sempre in Serie D e sempre nel “Giorne E” della “Lega Semiprofessionisti”, comporta l’ulteriore trasferimento dal Liceo “L. da Vinci” di Fasano al Liceo Classico “F. De Sanctis” di Trani, dove Vito Curlo consegue la maturità. Nonostante il nuovo allontanamento dalla famiglia, Vito disputa un altro campionato ad altissimi livelli, tanto da meritare la convocazione nella rappresentativa del girone di appartenenza. Anche i tecnici della FIGC hanno, dunque, notato il talento del giovane calciatore fasanese.  Molte società di categoria superiore seguono il gioiellino del Bisceglie.

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E’ il Bari del Presidente/Deputato Antonio Matarrese a vincere la concorrenza dei rivali (foto 16). Per 100 milioni di lire, Vito Curlo passa direttamente dalle Serie D alla lega dei professionisti in Serie B (foto 17 e 18). Allenatore del Bari è Antonio Renna. Mister Renna fa esordire il rifinitore fasanese in una partita di precampionato contro il Milan del Presidente Gaetano Morazzoni, del giovane libero Franco Baresi e dell’infaticabile mediano Ruben Buriani (foto 19). La partita è assolutamente avvincente. Sovvengono, in proposito, i versi di Umberto Saba: «E quando, smisurata raggiera, / il sole spense / dentro una casa il suo barbaglio / il campo schiarì il presentimento della notte. / Correvano su e giù le maglie rosse, / le maglie bianche, / in una luce d’una strana iridata trasparenza. / Il vento deviava il pallone, / la Fortuna si rimetteva agli occhi la benda» (da Tredicesima partita, di Umberto Saba, 1883 – 1957).

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Il trasferimento a Bari consente a Vito Curlo di iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza. Tuttavia, l’impegno agonistico è pressante. Oltre alle presenze in prima squadra, Vito, per le partite più impegnative, è convocato dall’allenatore della squadra primavera Enrico Catuzzi, noto agli addetti ai lavori per far giocare i suoi ragazzi “a zona”. Vito Curlo, nella “primavera di mister Catuzzi” vince la Coppa Italia contro il Milan di Alberigo Evani e Andrea Icardi, diventando uno dei pupilli dell’allenatore. Quando Catuzzi viene chiamato a sostituire mister Renna sulla panchina della prima squadra (XXVIII di campionato, ndr), Vito Curlo entra in pianta stabile in prima squadra, accanto ai Grassi, Bitetto, De Trizio, Frappampina, Bacchin, Bagnato, La Torre, Tavarilli, Loseto, Gaudino, Iorio, De Rosa e Serena (foto 20). Fa il suo esordio nel campionato cadetto il 26 aprile 1981, alla XXXI giornata, subentrando ad Aldo Serena. Nell’occasione, il Bari batte il Varese 2 a 1 (foto 21).  

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Vito vive a Bari, in un piccolo alloggio dello “Stadio della Vittoria”. Di tanto in tanto, però, raggiunge Pasquale e Lino al VII piano di via Calefati n. 171. Qui i tre gozzovigliano secondo la migliore tradizione agostiniana (cfr. Confessionum libri XIII di Agostino d’Ippona). Capita che, in tarda mattinata di uno dei soliti day after, Lino Bianchi sente lo squillo del citofono. Apre il portone e attende che l’avventore (un malcapitato barista), mancando l’ascensore,  scali 7 piani del palazzo, per servire un ricco aperitivo per tre persone. Immediatamente, avverte del singolare accaduto Pasquale Nardelli, che dimora al VI piano. I due individuano “le mandanti” del II piano, ma con rammarico apprendono che la “tecnica di avvicinamento esperita” è rivolta al bel calciatore del Bari Vito Curlo, che purtroppo, non risiede in via Calefati. Lino e Pasquale, ovviamente, si devono accontentare dell’aperitivo … .

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A proposito di Pasquale! Grazie all’impegno dell’improbabile testimone, sappiamo che è rimasto in attesa del ritorno di Vito … . Don Vito Palmisano,  lo informa che, da poche ore, Vito Curlo si è trasferito in una nuova società, dove, nonostante il mister, gioca sempre titolare. La squadra non lotta più per la serie A, come il Bari di Catuzzi, ma per la Salvezza … . Ad inizio campionato, aggiunge il Parroco della Salette, è sembrato che il nuove allenatore, un tipo strano di origini semitiche, volesse affidare la fascia di capitano proprio a Vito. Poi ha optato per un certo Pietro Di Simone, un giocatore extra comunitario con qualche significativa presenza nella Capitale. Vito Curlo, ha concluso don Vito, ha commentato così: «Poco male! Si tratta pur sempre di un collega di Papà».

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A 35 anni esatti dai fatti narrati, il cronista RAI Daniele Rotondo ha rilasciato il seguente commento: «Vito Curlo è stato un sogno infranto lungo una strada che guardava il mare. E lo costeggiava, come amava fare Vito nelle sue scorribande nella metà campo avversaria. Di Vito restano non solo le sue "diagonali a convergere", come ama dire oggi il commissario tecnico della nazionale azzurra Conte, un pugliese a denominazione di origine controllata anche lui. Di Vito restano le dimostrazioni nell'applicazione dello schema più importante per un uomo, prim'ancora che di un atleta: la serietà, non seconda alla sua coerenza, l'attaccamento alla vita e ai colori sociali di una maglia. Di questo ragazzo figlio di una terra sempre generosa con i suoi uomini migliori, resteranno intoccabili anche quei pochi momenti di gioia collettiva: come ai tempi della Zurigo, la squadra che Vito prese per mano con il suo talento fra i campi di periferia.   Ed io, che ero lì, come gregario nemmeno sempre all'altezza della situazione, conservo di quegli anni ricordi incancellabili. Per questo, parlare di Vito in un evento pubblico, fra nostalgie, foto, immagini e retroscena, sarebbe il contributo naturale che la Puglia potrebbe dare ad un autentico alfiere dello sport, pieno di talento e di umanità. Forse, troppo presto, dimenticato».

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Si ringrazia per la gentile collaborazione la famiglia Curlo – Dormio, Paolo Angelo Curlo, Pasquale Nardelli, Lino Bianchi, Ines Castrignano, Gabriella Wanvestraut, la famiglia Defidio, don Vito Palmisano e Daniele Rotondo.

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NB didascalia foto:
n7) Il retro della foto n. 4 scritto da Vito Curlo e inviata ai genitori in Svizzera. Si legge: «Questa è la foto che mi sono fatto con la mia squadra. Da sinistra a destra: Sottoscritto, Giannandrea Giuseppe, Dotoli, Frugis (attuale parroco di Sant’Antonio ad Alberobello). Accosciati: Latorraca, Montrone, Fanizza e Laterza. Saluti e baci, Vito».

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9) Fasano, primavera 1977. Torneo di calcio cittadino. La squadra “Zurigo” posa con la formazione titolare. II da destra accosciato, Vito Curlo; II da sinistra, il futuro portiere del Fasano in Serie D, Giorgio Bongiorno. In piedi, II da destra, si riconosce il giornalista RAI Daniele Rotondo.

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15) Stagione sportiva 1979/80. Mister Giovanni Campari, neo allenatore del Bisceglie, posa con i suoi pupilli. Da sinistra: Aldo Papagni (allenatore dell’US Fasano in C2), Giulio Fata (oggi medico presso l’ospedale di Bisceglie) e Vito Curlo.

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giovedì 30 Giugno 2016

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Francesco montrone
Francesco montrone
7 anni fa

La foto perfetta di Vito, senza alcuna sbavatura.
Ho condiviso 3 dei migliori anni della mia vita con lui e tanti altri fantastici ragazzi, e con alcuni dei quali da qualche anno condividiamo momenti speciali con tutte le nostre famiglie. un gruppo fantastico al quale qualcuno ha voluto imporgli, e non a caso il nome degli “AMICI DI SEMPRE “

Francesco montrone
Francesco montrone
7 anni fa

Descrizione perfetta Senza la minima sbavatura bravo in tutto, scuola, cuore, calcio.
Ho condiviso con lui e con tanti altri ragazzi 3, tra miei migliori anni della mia vita come seminarista guanelliano ad Alberobello .Ricordo nitidamente oserei dire con impressionante memoria fotografica episodi e aneddoti di quei lontani anni. Più di 40.
La sua bravura era tale che quando si facevano i tornei, le altre squadre falsificavano i cartellini dei ragazzi più grandi riducendone l’età per farli giocare con i più piccoli e poter vince i tornei. Con lui invece si faceva al contrario si aumentava l’età sul cartellino per farlo giocare con i più grandi perché era troppo forte. Da alcuni anni si è formato un gruppo di seminaristi che ovviamente è aperto a tutti, e periodicamente ci vediamo e stiamo benissimo insieme. Infatti questo gruppo è stato denominato

Donato Semerano
Donato Semerano
7 anni fa

Troppo forte, anzi fortissimo…in tutto, nel comportamento, nella comunicazione, nel carattere… Forte e bravo in tutto il nostro Vito…tre anni vissuti in quel seminario guanelliano; e oggi, nel vedere questo articolo di massimo vinale, che conosco personalmente, articolo che mi ha mandato mio figlio, mi è venuto un nodo in gola e…
Non so se ti ricordi di me, io di te mi ricordo benissimo e colgo l'occasione per salutarti con un abbraccio fraterno… È stato un onore vivere tre anni insieme a Vito…e tutta la classe. Ciao Francesco Montrone e Antonio Fede…