Spettacolo

Palmina Martinelli, “il prima e il dopo” di una rivoluzionaria

Barbara Castellano
Barbara Grilli e Tonia Argento
Ad assistere ai due monologhi interpretati da Barbara Grilli e Tonia Argento c'era Nicola Magrone, Pm che ha seguito il caso della bambina che ha pagato con la vita il suo "no"
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Ci sono dei punti nella storia che segnano definitivamente un periodo, dei punti che diventano lo spartiacque fra un prima e un dopo. C’è un prima e dopo Cristo, c’è un prima e dopo Marlyn Monroe, c’è un prima e dopo la caduta del muro di Berlino. Restringiamo le coordinate temporali: dopo Cristo, dopo la Monroe ma prima della caduta del muro di Berlino, diciamo nel 1981. Restringiamo le coordinate spaziali: universo, pianeta Terra, Vecchio Continente ma non la Germania, diciamo l’Italia, diciamo Fasano.

Siamo a Fasano, nel 1981, quando la quattordicenne Palmina Martinelli viene arsa viva perché ha detto che no, non voleva prostituirsi, che voleva vivere e non “fare la vita”. La sua storia è più o meno conosciuta dai fasanesi, i nomi coinvolti circolano però sottovoce. Nomi che ieri sera al Teatro Sociale, durante il feroce e bellissimo monologo “Palmina, amara terra mia” -scritto e diretto da Giovanni Gentile e recitato dalla brava Barbara Grilli- sono stati fatti chiaramente, sono stati scanditi ad alta voce denunciando un sistema giudiziario che ha funzionato contro qualsiasi evidenza e che in Cassazione ha assolto Enrico Bernardi e Giovanni Costantini perché “il fatto non sussiste”.
Ecco il prima: Palmina è una bambina come tante che però vive in un paese all’ombra della Sacra Corona Unita. «Ma la figura di Palmina sarà riconosciuta per quella che era: una rivoluzionaria, una madonna, una Giovanna d’Arco». E forse, grazie alla riapertura del caso, sarà davvero così.

Ecco il dopo: non c’è stato un dopo per lei che non fossero anni di processi che hanno dismesso la testimonianza registrata dal pubblico ministero Nicola Magrone, oggi sindaco di Modugno e presente in sala. Ma quale sarebbe potuto essere il dopo? Lo ha raccontato Tonia Argento con “Io sono ancora qui”, pezzo scritto e diretto dal giornalista Dino Cassone. Con l’espediente narrativo del “what if” (e se…) hanno immaginato come sarebbe stata la vita di Palmina se fosse riuscita a scappare da quella realtà. Forse avrebbe trovato l’amore e si sarebbe sposata, avrebbe avuto due figli e sarebbe tornata a Fasano perché nonostante il suo passato non sarebbe riuscita a rinunciare alle nostre colline e al nostro mare. Sì, forse.

Siamo a Fasano, nel 2017: abbiamo un prima e dopo Palmina Martinelli. Un dopo in cui si cerca di non far cadere nel dimenticatoio la sua storia. L’Amministrazione l’ha fatto inserendo questi due monologhi all’interno degli appuntamenti della Settimana dell’Infanzia. Il prima e il dopo sono collegati dalla presenza del pm Magrone: «Non è una storia facile o una rappresentazione facile. Ci sono i consigli alla prudenza, ci sono i consigli a lasciar un po’ perdere, ci sono i consigli a dimenticare. Il punto per il quale la storia oggi non è ancora chiusa non è la retorica stantia e polemica se la sentenza sia o meno giusta. Tuttavia il punto specificamente insopportabile di questa vicenda è che per assolvere si è arrivati al punto da ritenere che l’omicidio non ci fosse stato e che Palmina si fosse suicidata. È un dovere rispettare le regole e le sentenze, un altro dovere è quello di non sopportare le ingiustizie clamorose».

sabato 20 Maggio 2017

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