Cultura

Mare Magnum: tra dati allarmanti e verità celate, un dibattito e uno spettacolo per parlare del Sud

Marzia Perrini
Roberto d'Alessandro in "Terroni"
Continua la rassegna che per la giornata di ieri, 6 agosto, è stata scandita in due appuntamenti interessanti
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Si è svolta ieri, 6 agosto, presso la Casina Municipale della Selva di Fasano, la seconda giornata dedicata al Festival delle culture mediterranee “Mare Magnum”, ideato e diretto da Michele Ido, che è stata scandita in due interessanti appuntamenti dal tema più che mai attuale e discusso: il Sud Italia e la questione mediterranea.

La serata dunque è cominciata con un dibattito dal titolo “Terroni. Il Sud ieri e oggi”, moderato dalla docente Mariella Muzzupappa</strong>; ospiti i due giornalisti Pino Aprile e Lino Patruno, autori di numerosi saggi riguardanti la questione mediterranea, e Antonia Carparelli, esperta di politiche europee.

Dai vari interventi è emerso che quello del Sud è un enorme problema e l’Italia deve obbligatoriamente affrontarlo, con una situazione attuale che ha uno spaventoso parallelismo con quella dell’800. Evidenti sono infatti le politiche condotte ai danni del Mezzogiorno, che nonostante tutto continua a crescere ma è vittima di uno spopolamento sempre più grande: negli ultimi 16 anni hanno infatti lasciato il Sud quasi due milioni di residenti, e più della metà è costituita da giovani. Un calo disastroso dovuto a un chiaro motivo, ovvero che al cittadino del Sud mancano ancora diritti fondamentali. La condivisione, tra Nord e Sud, è fondamentale per avere un miglioramento della situazione, secondo quanto affermato dai tre ospiti, che infine hanno invitato i cittadini del Mezzogiorno a convincersi di essere pari a quelli di tutta Italia, per non continuare a vivere la condizione di minorità che viene imposta.

Continuando sempre con lo stesso tema e sempre presso la Casina Municipale, è andato in scena il lavoro teatrale di Roberto D’Alessandro dal titolo “Terroni, la vera storia dell’Unità d’Italia”, nato dall’esigenza di divulgare il contenuto dell’omonimo libro di Pino Aprile.

Lo spettacolo si è mostrato come una sorta di viaggio in forma di teatro-canzone attraverso la storia di Italia taciuta dalla storiografia ufficiale e fatta di stupri, saccheggi, repressioni di ingiustificata violenza che 157 anni fa hanno distrutto terre ricche e sviluppate (basti pensare che il Regno delle due Sicilie era il terzo più industrializzato al mondo). Così Roberto d’Alessandro, che ha curato anche la regia, si è cimentato in monologhi ironici o struggenti, rivelando verità spiacevoli e assurde, accompagnato da Mariano Perrella alla chitarra che ha eseguito dal vivo, tra una storia e l’altra, alcuni brani: “Fiore rubato” di Mimmo Cavallo, “Vulesse addventare nu brigante” e “Mille” di Eugenio Bennato, “Amara terra mia” di Domenico Modugno, “Malaunità” di Eddy Napoli e “Sud” di Pietra Montecorvino.

Dunque la drammatizzazione di ieri sera ha fatto luce su avvenimenti seppelliti e lasciati al buio per troppo tempo, dimostrando che per un Sud saccheggiato e distrutto dai suoi stessi fratelli del Nord non c’è alcun motivo di festeggiare l’Unità d’Italia. La speranza è che si renda chiaro il vero susseguirsi dei fatti e si abbattano pregiudizi e disuguaglianze poiché, citando Roberto d’Alessandro, “chi non conosce la verità è uno stolto ma chi conoscendola la chiama menzogna è un delinquente” e “una nazione che non riesce a fare i conti con la propria storia non diventerà mai una patria”.

martedì 7 Agosto 2018

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