E’ giunta alla sesta edizione la sempre più seguita e coinvolgente “Festa dell’uva”, svoltasi ieri, 23 agosto, presso la Casina Municipale, grazie all’impegno e alla passione profusi dai membri dell’associazione ‘Pro Selva’ nell’impegnativa organizzazione.
La festa, aperta da una sfilata della banda S. Cecilia di Fasano e di numerosi carri e carretti addobbati con tralci di vite e attrezzi per la vendemmia, «ha coinvolto tutti i principali produttori silvani nell’intento comune di far conoscere una realtà produttiva e di valore e di rispettare una tradizione che ha assunto il ruolo di un importante momento di condivisione», ha riferito Rosanna Petruzzi, presidentessa dell’associazione ‘Pro Selva’.
I partecipanti alla festa hanno infatti potuto delibare la gustosa focaccia all’uva preparata dal Forno Lisi, i prodotti rurali dell’Azienda agricola Lisi, le tipiche fave dell’Hotel La Silvana, e ancora i panzerotti dell’associazione La Torretta e un espressino freddo con vino primitivo, idea del Barrino. La ‘passeggiata culinaria’ è stata inoltre accompagnata dalla ‘lotteria della festa’, con premi messi in palio dalle aziende agricole partecipanti («grazie alla quale siamo riusciti a finanziare la festa in modo assolutamente autonomo» ha dichiarato la Petruzzi), da canti e balli popolari e da alcune esibizioni a cura della scuola di danza Guaperia Rumbera.
Il momento culminante dell’intera festa è stato senza dubbio rappresentato dalla pigiatura dell’uva con assaggio del nuovo mosto, vero e proprio incontro tra due generazioni: quella degli agricoltori e viticoltori, incarnanti la lunghissima tradizione vinicola fasanese, e quella dei piccoli ‘pigiatori per un giorno’, i bambini che hanno potuto divertirsi cimentandosi con questa avventura.
L’occasione di un passaggio di testimonianze è imperdibile: «La caratteristica più bella di questa festa è la possibilità di far intravedere la vera arte del vino, quella che a volte sfugge persino agli enologi, a giovani e bambini, che altrimenti penserebbero al vino come a qualcosa che nasce nei supermercati, e non dalla fatica dei viticoltori.» ha raccontato (porgendo con orgoglio un bicchiere del suo mosto) Angelo Argento «agricoltore da sempre e appassionatissimo alla coltura della vite, l’hobby preferito delle mie giornate.» E ancora, «Pensiamo sia arrivata l’ora di valorizzare un lavoro completamente oscuro alle nuove generazioni, faticoso ma essenziale» ha dichiarato Gregorio di Giuseppe, 82 anni e coltivatore dai suoi 18, e sua figlia; e «Amiamo questa festa e continueremo a parteciparci, perché la voglia di raccontare è tanta» hanno chiosato Giuseppe Crescenza e Ignazio Pistoia.
Il mosto, dolce, è passato di bicchiere in bicchiere, perché «il caldo degli ultimi mesi ha determinato una più alta presenza di zucchero nel chicco, vale a dire un vino più alcolico ma più zuccherino e gustoso. L’annata è buona.» ha spiegato Piero Maggi, perito agrario.
Un brindisi, dunque, ad una buona annata, e alla Fasano che sa riscoprire e valorizzare le sue tradizioni, in un’ evoluzione che non si ferma mai.
Complimenti a Rosachiara x il suo rendere tangibile e reale ogni descrizione di luoghi persone e tradizioni..