Cultura

Ernest Verner: parla l’amico e artista fasanese Oronzo Liuzzi

Mariagrazia Semeraro
Oronzo Liuzzi
"Eravamo una triade: io, Saverio Bianco ed Ernesto". Felice per lo spazio dedicato alle opere di Verner confida nell'apertura di Fasano all'arte contemporanea
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In occasione delle celebrazioni per il ventennale della scomparsa di Ernest Verner, pittore di origine ceca che ha vissuto a Fasano dal 1973 al 1997, è interessante ricordare anche gli amici artisti del pittore che negli anni hanno infervorato Fasano.

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Oronzo Liuzzi, fasanese trapiantato a Corato, fondò negli anni ‘70 il gruppo “Pittori Fasanesi” che raccoglieva artisti, amanti e amatori della pittura, nel ‘75 promosse la prima mostra nell’androne di Palazzo di Città e nel ’79 una sua opera donata al Comune fu destinata alla toilette: Fasano non era pronta all’arte.

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Lo racconta con un filo di amarezza Liuzzi che avrebbe voluto fare tanto per la sua città natale, mentre oggi è entusiasta della “promessa” galleria con le opere di Verner, il “Vulcano”, come lo chiamava e aggiunge: “Eravamo una triade: io, Saverio Bianco ed Ernesto”. Per Fasano, partendo dalla Galleria di Verner, potrebbe aprirsi l’occasione per una nuova forma di turismo culturale e artistico, se accanto alla mostra permanente si sviluppa una galleria d’arte contemporanea gestita da artisti e curatori accreditati, che propongono sempre nuove collettive e mostre, per far arrivare in città artisti, collezionisti e turisti appassionati d’arte.

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Oronzo Liuzzi è un talento locale che ha trovato in Corato un terreno più fertile per emergere ma soprattutto una mentalità sbottonata all’arte contemporanea e non fossilizzata sui paesaggi pugliesi, se pure dignitosi.

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In questi anni ha partecipato alla Biennale di Venezia e ha esposto in Brasile, Giappone, Corea del Sud, New York, mentre alcune sue opere sono presenti nella prestigiosa collezione di Luciano Benetton.

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Nei prossimi giorni rappresenterà la Puglia a Berlino con la mostra “Apollo 11” curata da Wojtek Ròzynski che si terrà dal 25 febbraio 2017 presso l’Ausstellungszentrum Pyramide Berlin.

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Com’è arrivata l'occasione di partecipare a questa collettiva a Berlino?

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«Le mostre che si realizzano sono sempre per invito e hanno, immancabilmente, dei progetti particolari, anche per caratterizzare il profilo della rassegna che può essere nazionale o internazionale, a seconda delle scelte che fa il curatore. Avendo esposto per tantissimi anni all’estero è facile essere invitato; ho sempre proposto opere sperimentali, usando materiali nuovi e tecnologici come i fogli metallici inossidabili lavorati a freddo, con il coinvolgimento della scrittura (ultimamente faccio parte della prestigiosa collezione di Luciano Benetton, presente in un volume dal titolo Visual Poetry in Europe da lui curato). Riprendendo il discorso di Apollo 11, la rassegna è itinerante in Germania dal 2016 e il 25 febbraio viene proposta a Berlino. A rappresentare la Puglia siamo io e Rossana Bucci di Corato.»

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Qual è la mostra più interessante e importante a cui ha partecipato?

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«Ho esposto quasi in tutto il mondo, partecipando a mostre di notevole spessore che dopo tanti anni sono diventate storiche. Ho rappresentato l’arte italiana all’estero con la collaborazione anche dei vari Istituti di Cultura: in Giappone, grazie al grande artista Shozo Shimamoto deceduto alcuni anni fa, in Corea del Sud, Brasile, gran parte degli Stati del sud America, a New York ed Europa. Importante la mia partecipazione a varie edizioni della Biennale di Venezia con il Padiglione Tibet, una di queste curata da Vittorio Sgarbi. Storica la mostra del 1987 svoltasi al Mercato del Sale di Milano, Poesia Visiva Italiana. Storica anche l’Archivio Della Grazia di Nuova Scrittura, sempre a Milano nel 1989, curata da Paolo Della Grazia, Ugo Carrega, Vincenzo Accame e Vittorio Fagone, archivio ceduto al MART di Trento e Rovereto e al Museion di Bolzano. Inoltre, sono stato inserito nel voluminoso libro-catalogo “libri d’artista in Italia, 1960 – 1998” curato da Liliana Dematteis e Giorgio Maffei, edito dalla Regione Piemonte. Sono state numerose le mostre collettive a cui ho avuto il piacere e l’onore di partecipare e vorrei segnalare: “di-segni poetici” al Museo Arte Contemporanea di Matino (LE), varie edizioni della Triennale di Arte Sacra Contemporanea a Lecce, Villa Doria Pamphilj e Museo Macro a Roma, Casa Museo Fernando Pessoa a Lisbona, “IV Biennale Internazionale del Libro d’Artista” alla Biblioteca Alexandrina di Alessandria d’Egitto, all’Artpool di Budapest, alla Galerie Satellite di Parigi, IV Edizione della Biennale del Fin del Mundo a Mar de Plata in Argentina. Tra le mostre personali realizzate in prestigiose gallerie per me interessante è stata a Rostov in Russia insieme a Franco Altobelli presso la gallery Fluxus Belka & Strelka, ripresa da una delle più importanti reti televisive dei paesi arabi e poi trasmessa in un programma culturale.»

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A Fasano manca una galleria d’arte contemporanea che possa permettere alla città di interfacciarsi con artisti internazionali: mostre e collettive sempre nuove potrebbero rappresentare un volano per un nuovo tipo di turismo. Perché e da chi dipende questa fiacchezza in città?

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«“Venga ciò che ancora non è mai stato” scriveva Celan. Non sono più molto aggiornato sulla realtà culturale di Fasano, ma già dagli anni settanta (anni in cui ho vissuto i problemi di questa città) era chiusa e settoriale. Avere una galleria di arte contemporanea che si apre all’internazionale dà la possibilità di far crescere, conoscere, stimolare soprattutto i giovani per un inesauribile bisogno di una sempre vasta visione per nuovi e visibili orizzonti. Sarebbe una vera rivoluzione in un paese dove tutto è standardizzato. Una sfida e un grido nel soffocamento generale. Wittgenstein era chiaro ed esplicito quando affermava: “Dobbiamo dissodare l’intero linguaggio”, ovvero, essere consapevoli nello sporgersi là dove niente è rassicurante. Verso l’aperto, l’imprevisto e il perturbante. Con una buona dose di impegno e di volontà da parte degli amministratori e anche degli imprenditori locali, il progetto diventerebbe realtà

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Si parla dell'apertura a Fasano di uno spazio dedicato alle opere di Ernest Verner: pensa che possa essere l'inizio per un nuovo modo di vivere l'arte a Fasano?

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«L’arte della provocazione o la provocazione nell’arte mi ha sempre affascinato ed Ernesto Verner è stato un ottimo e attento protagonista e maestro. Nel corso della sua segreta storia è riuscito a far emergere dalla roccia l’irruenza del colore, da un rigido vuoto l’occhio dell’uomo, dalle idee spente la luminosità del sole per una nuova conoscenza del reale. Eravamo una triade: io, Saverio Bianco ed Ernesto. Le nostre frequenze erano assidue e questo scambio culturale ha anche permesso una proficua e importante evoluzione artistica per ognuno di noi. È uno spiraglio di luce l’apertura di uno spazio dedicato all’operosità di Verner. È il futuro per nuovi pensieri. È il nascente di un nuovo modo di vivere la vita. Il fare.»

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giovedì 23 Febbraio 2017

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gianni rotondo
gianni rotondo
7 anni fa

ricordo alcune cose di oronzo liuzzi che vedevo come una persona adulta catapultata nel fare arte… mi colpirono allora i suoi libri di poesie pieni di parole che “suonavano” in nuovi modi , e il suo “lanciarsi” anche nella musica (batterista all interno di un trio jazz…)…..