Cultura

La travolgente lezione di Massimo Roscia a Fasano

Dino Cassone
Massimo Roscia
L'autore del volume "Di grammatica non si muore" ha divertito e fatto riflettere il pubblico sull'uso "tragicomico" della lingua italiana / LE FOTO
scrivi un commento 137

Marco Dinapoli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi ha definito Massimo Roscia come «un vulcano con una capacità comunicativa straordinaria». E non poteva trovare parole migliori. L’effervescente autore (anche critico enogastronomico, docente e condirettore editoriale del periodico “Il Turismo Culturale”) del libro “Di grammatica non si muore”, è stato il protagonista ieri, 17 febbraio, nella Sala di Rappresentanza del Comune di Fasano (che l’ha patrocinato), dell’incontro organizzato dal locale Presidio del Libro in collaborazione con la Libera Associazione Forense “Francesco Saponaro”.

nn

Dopo i saluti di rito è stata la referente del Presidio del Libro, Annamaria Toma, a introdurre Roscia con una breve biografia e il suo libro definito «uno strumento per tornare alla grammatica con divertimento». Il compito d’intervistatrice è stato affidato invece alla presidente della Laf, Italia Ditano, che ha rilevato quanto l’importanza della grammatica sia ritornata alla ribalta di recente, anche a seguito della sottoscrizione di seicento docenti che lamentavano la scarsa capacità di decifrare i testi scritti.   

nn

«Il mio libro preferito è il dizionario della lingua italiana – è stato il preambolo dell’autore romano –, un libro che consiglio vivamente a tutti perché la lingua è un patrimonio culturale e l’italiano è una lingua bellissima e musicale. In tutto quello che faccio – ha proseguito – parto sempre dagli insegnamenti dei miei maestri, che non rinnego, ma cerco di rendere attuale, accostando la norma all’uso; sono convinto che le competenze si acquisiscano proprio da bambini, ma che poi si debbano evolvere».

nn

Tanti gli argomenti analizzati con travolgente vivacità da Massimo Roscia: i plurali dei nomi composti definiti «la cosa più difficile da imparare»; l’uso inappropriato della punteggiatura: dall’apostrofo («Ce la prendiamo sempre con i più piccoli», ha scherzato) alla virgola, «la regina che governa la casa, quando c’è lei tutto è in perfetto ordine», dai due punti al punto e virgola e a quello esclamativo, lanciando accorato appello: «siate parchi con la punteggiatura, aiutatemi a difenderla».

nn

Affrontato anche l’uso del congiuntivo, un argomento che sta molto a cuore a Roscia, anzi, come lui stesso ha confessato – tra le risate generali – «che traligna nell’ossessione. Le violazioni sul congiuntivo sono ancora perseguibili dalla legge», e la tendenza tutta anglosassone a sostituirlo per esemplificazione con l’indicativo. Spazio anche ai demoni della “consecutio temporum”, dei “neologismi” e dei “forestierismi”, il cui apice è stato raggiunto con “apericena”, termine odiatissimo da Roscia. «Anche se la lingua si evolve – ha dichiarato – diciamo le parole in italiano e non facciamo i provinciali».

nn

Il piacevolissimo incontro è stato chiuso da un breve ma efficacissimo intervento di Marco Dinapoli, che ha definito la lingua italiana «il nostro biglietto da visita assieme alla cura della persona e all’abbigliamento». Il Procuratore ha quindi portato al pubblico la sua personale esperienza nelle aule dei tribunali soffermandosi sulla particolarità del linguaggio giuridico, la sua complessità e l’uso abusato dei latinismi che lo rendono comprensibile solo agli “addetti ai lavori” che in realtà non imparano a scrivere sui banchi della facoltà di Giurisprudenza, terminando che «è possibile scrivere in modo diverso, più chiaro e comprensibile per non sottrarsi dalle critiche che sono il vero spauracchio di tutti gli uomini di legge».  

nn

 

nn

n

sabato 18 Febbraio 2017

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti