Cronaca

Giuseppe Lapadula assolto: non ha ucciso Nora

Vincenzo Lagalante
Lakbira El Havy
Confermata l'assoluzione per il fasanese e per un uomo di Martina Franca: non sono gli assassini di Lakbira El Havy, detta «Nora», ammazzata il 30 aprile 2011
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La Cassazione ha confermato: il fasanese Giuseppe Lapadula e il martinese Pietro Lamarra, condannati in primo grado, non sono gli assassini di Lakbira El Havy, detta «Nora», uccisa da un colpo di pistola il 30 aprile 2011 a Canosa di Puglia in un agguato organizzato per colpire il fidanzato della stessa. La Cassazione ha confermato la sentenza dell’aprile del 2016, emessa dalla Corte d’Appello di Bari, che sollevò da ogni responsabilità i due, difesi dagli avvocati Gaetano Vitale, Mauro Ruggieri e Domenico DI Terlizzi.

In un articolo de «La Gazzetta del Mezzogiorno», secondo la Procura di Trani (che aveva coordinato l’inchiesta sull’omicidio), era stato Pasquale Di Nunno, deceduto poco prima della sentenza di primo grado, a commissionare i due omicidi. Di Nunno riteneva infatti che il fidanzato della vittima fosse l’autore della rapina nella quale gli erano stati sottratti 126mila euro, provenienti, secondo l’accusa, dallo spaccio di un ingente quantitativo di cocaina importata proprio da Di Nunno dal Costa Rica. Lamarra e Lapadula sarebbero stati assoldati per eliminare Pastore. Secondo l’accusa, in quell’agguato la prima vittima, però, fu proprio la giovane Nora che aprì la porta ai sicari venendo colpita a morte. La tesi della Procura ha retto in primo grado.

In primo grado, il fasanese Giuseppe Lapadula era stato condannato a 30 anni di reclusione mentre per Lamarra di 28 anni di carcere. Nel processo di secondo grado, però, i legali Vitale, Ruggieri e Di Terlizzi sono riusciti a scardinare l’impianto accusatorio dimostrando l’estraneità di entrambi gli imputati rispetto alle accuse mosse dalla Procura. Quella sentenza ora è definitiva.

lunedì 2 Ottobre 2017

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