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Un corso di aggiornamento sull’ipertensione

La Redazione
I partecipanti
Si è svolto ieri mattina presso il poliambulatorio "Cardiopiù" ed ha avuto come responsabile scientifico il dottor Francesco Loliva
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“Il paziente dislipidemico iperteso: dalla appropriatezza prescrittiva alla aderenza terapeutica”. Questo il titolo del corso di aggiornamento, accreditato Ecm, riservato a venti medici di medicina generale (provenienti anche da Cisternino, Monopoli, Ostuni e Polignano), che si è tenuto ieri (25 marzo) presso il poliambulatorio “Cardiopiù” di Fasano.

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A relazionare sono stati Francesco Loliva (responsabile scientifico), responabile della Uos di cardiologia dell’Ospedale Umberto I di Fasano, “Appropiatezza prescrittiva nel paziente iperteso e dislipidemico, il ruolo delle associazioni”, il titolo del suo intervento; Antonia Perricci Dirigente Uos Cardiologia Struttura Ospedaliera di Fasano, “Appropriatezza terapeutica nel paziente dislipidemico” il titolo del suo intervento e Donato Monopoli, responsabile unità di monitoraggio di medicina generale Asl Brindisi – distretto 2, con un intervento dal titolo “Appropriatezza prescrittiva e aderenza alle terapie con i Fabs come opportunità per il Ssn”.

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Il programma formativo del corso prende in considerazioni due principali fattori di rischio: l’ipertensione arteriosa – che secondo i dati dell’Oms rappresenta la prima causa di morte al mondo – e l’ipercolesterolemia. Altro dato importante è che solo il 40% della popolazione ha la pressione arteriosa ben controllata. Pertanto nella pratica clinica quotidiana si è ancora lontani dal ridurre in modo decisivo l’impatto di questo fattore di rischio sulla salute globale dei pazienti. Tuttavia, di fronte a questi problemi, molto spesso non ci si rende conto che le questioni principali rimangono una non approfondita conoscenza della fisiopatologia dell’ipertensione arteriosa e l’utilizzo spesso non appropriato delle opzioni terapeutiche a disposizione. Infatti, se è vero che è facile ridurre i valori pressori è altrettanto vero che è difficile normalizzarli, anche se non è detto che questo sia sufficiente per normalizzare anche il rischio cardiovascolare dei pazienti.

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domenica 26 Marzo 2017

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