Anche quest’anno l’istituto superiore “Leonardo da Vinci” di Fasano ha partecipato alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, istituita dall’associazione Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie e Avviso pubblico insieme al Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, con il coinvolgimento di istituzioni e scuole.
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Ieri (21 marzo) infatti alcuni studenti liceali, accompagnati dalle docenti Giuditta Di Leo, Mariagrazia Ammirabile ed Emanuela Manfreda, hanno preso parte a Bari, località scelta per la marcia regionale, alla XXII edizione della manifestazione.
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“Luoghi di speranza, testimoni di bellezza”: questo il tema generale dell’evento. I partecipanti, provenienti da tutta la regione, si sono radunati nei pressi dello Stadio della Vittoria che venticinque anni fa è stato luogo di speranza per i cittadini albanesi sbarcati con la “Nave dolce”. Il corteo si è poi diretto in piazza della Libertà con cori e striscioni che recitavano: “La mafia uccide, il silenzio pure!”, “La sicurezza del potere si fonda sulla insicurezza dei cittadini”, “No alla mafia”.
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In piazza sono stati ricordati i 960 nomi delle vittime innocenti delle mafie di cui si ha notizia dalla fine dell’ottocento ad oggi; in seguito gli spettatori hanno potuto ascoltare in streaming il discorso tenuto a Locri da don Ciotti, ispiratore di Libera, il quale ha affermato «Oggi siamo 25.000 e siamo tutti sbirri», in riferimento alle scritte vandaliche ritrovate sotto casa. Ha preso parte all’evento anche il sindaco di Bari Antonio Decaro insieme ad altri sindaci pugliesi, per dire no alle intimidazioni di stampo mafioso ricevute negli ultimi tempi.
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Nel pomeriggio i manifestanti hanno potuto seguire diversi seminari, dislocati in svariate sedi cittadine, a cura di veri e propri testimoni di bellezza. Nell’ateneo barese, all’interno del dipartimento di lettere, gli studenti del “Da Vinci” hanno preso parte ad un seminario circa i migranti ed il caporalato, relazionato da: Ida Di Nino e Pietro Fragasso, mediati da Gianni De Robertis, i quali hanno fatto in modo che l’incontro si trasformasse in un dibattito costruttivo, rispondendo alle domande poste dagli studenti e dai docenti presenti in aula.
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Una manifestazione per dare la forza a chi subisce intimidazioni e soprusi perché, come ha affermato don Ciotti nel suo discorso a Locri: «Chi combatte può perdere, chi non combatte ha già perso in partenza».
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