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Immigrazione, chi sono gli ospiti della “Casa del Sole” di Laureto?

Marta Santoro
da sinistra
Al circolo Arci Eliogabalo di Fasano si è discusso di integrazione con i progetti e le regole per gli ospiti della Casa del Sole: «Non sono loro a chiedere l'elemosina»
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Cosa fanno i migranti a Fasano, perché sono qui, chi sono gli ospiti della Casa del sole: anche solo rispondendo a queste domande si contribuisce a creare a Fasano un ambiente di accoglienza e integrazione positive, smettendo di guardare ai migranti come un problema e sviluppando uno spirito di comprensione ed empatia.

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Di questo hanno parlato Emanuela Della Campa (mediatrice culturale e referente dello sportello immigrazione presso il Laboratorio Urbano), Stefania Baldassarre (amministratrice unica di Take Care srl, ente gestore del CAS Casa del Sole) e Mariagrazia Pinto (psicologa del progetto SPRAR di San Pietro Vernotico) che, il 12 marzo, al circolo Eliogabalo, hanno promosso un incontro informativo sul tema dell’accoglienza con proiezione del docufilm di Paolo Martino “Terra di transito”.
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n«A Fasano, quasi tutti hanno accolto i migranti con benevolenza e affetto, nonostante la difficoltà oggettiva della condizione in cui una collettività si è trovata. Ci sono stati però alcuni problemi di comunicazione, è mancata completamente da parte della prefettura un dialogo con il Comune, il sindaco, gli ordini competenti e le istituzioni del luogo. La prefettura ha ritenuto di non doversi confrontare con la comunità, e questo è stato sicuramente la cosa che ha più recato danno».
nCosì Stefania Baldassarre, responsabile gestionale del CAS di Laureto, si è presentata al pubblico dell’Arci, spiegando quello che la Casa del Sole ha fatto negli ultimi mesi.

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nInfatti, non tutti sanno che la Casa del Sole a Laureto di Fasano, dall’estate scorsa è diventato un CAS (Cento di Accoglienza Straordinaria) che ospita 98 immigrati, su una totalità di 100 posti letto. La dottoressa Baldassarre fa parte di un team composto da cinque professionisti: un assistente sociale, due mediatori culturali, uno psicologo e un avvocato, che insieme lavorano per assistere e supportare gli ospiti del centro.

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Essendo il CAS sotto il completo controllo della prefettura, difficile è poter sapere se sono previsti nuovi arrivi a Fasano. Ciò che è certo è che ad oggi gli ospiti provengono tutti dal continente africano: Nigeria, Somalia, Sudan, Eritrea, Gambia, Niger, Bangladesh.

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Gli immigrati hanno la possibilità di seguire un corso d’italiano settimanale presso la scuola media “Giacinto Bianco”. Diversi sono i progetti che stanno per concretizzarsi alla Casa del Sole, tra questi la realizzazione di un orto sociale, gestito dagli ospiti del centro che avranno la possibilità di sentire di nuovo il profumo di casa, grazie alla coltivazione di spezie, frutta e ortaggi tipici del loro Paese di provenienza.

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Baldassare ha anticipato che: «La volontà è quella di impiegarli in un lavoro pratico e manuale che è la pulizia del litorale fasanese o dei bagni pubblici, gratuitamente, per poter restituire alla città l’accoglienza che hanno ricevuto. Sono lavori umili, ma il lavoro e l’impegno sono fondamentali, soprattutto per farli sentire utili, perché stare fermi è drammatico come lo è per i nostri disoccupati».

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nTra gli ospiti ci sono laureati, studenti, professionisti, per questo motivo la psicologa Mariagrazia Pinto è di altro avviso: «Riguardo ai lavori socialmente utili, mi vengono in mente sollecitazioni diverse riguardo il rispetto della persona, mi viene difficile capire se questo possa essere davvero utile, e soprattutto per chi: è una domanda che lasciamo aperta. Tra le istituzioni e le persone che vengono accolte, il percorso di integrazione è lento e difficile. Non bisogna imporre, non bisogna strumentalizzare delle dinamiche che possono trasformarsi in pericolose strategie».

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nE questa domanda bisogna necessariamente lasciarla aperta, perché il tema di cui si tratta è più che delicato.
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nStefania Baldassarre si è descritta come un’educatrice severa, ma materna allo stesso tempo. Bisogna spesso insegnare ai richiedenti asilo quali siano le norme e le regole, ma anche istruirli su quelli che sono i loro diritti e doveri: «Ritengo di effettuare un controllo piuttosto ferreo sul CAS e sugli ospiti, sono molto attenta a che non chiedano l’elemosina, tant’è che tutti quelli che sostano fuori dai negozi e supermercati non provengono dal CAS. Faccio dei giri periodici e quando li ho incontrati li ho prelevati e sgridati, in altri casi ho fatto di più, segnalandoli alla prefettura, non c’è dubbio, diventano dei numeri lì, ma lo faccio per loro, così capiscono che devono rispettare regole del buon vivere. Educo come una madre farebbe come un figlio, insegnando ciò che si fa e ciò che non si fa.»

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Fondamentale per lo sviluppo del dibattito è stata la visione di “Terra di transito”. Il toccante docufilm di Paolo Martino tratta il tema dell’immigrazione, come se fosse un viaggio per i diritti. La sofferenza e l’indifferenza molto spesso fanno però dimenticare ai migranti le motivazioni per cui sono partiti, perché spesso si ritrovano soli e incastrati in un paese che di loro conosce solo le impronte digitali.

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Necessaria è stata dopo la proiezione, una esplicazione teorica di come l’immigrazione odierna sia regolamentata. Emanuela Della Campa ha spiegato quali siano i documenti approvati dall’Unione europea che disciplinano l’immigrazione, che sono la Convenzione di Ginevra e la Dichiarazione di Dublino.
n«Vanno a regolamentare la richiesta di asilo politico che può esser fatta da chiunque ritenga essere vittima di persecuzione o vive in una zona di guerra: ritenendo di non poter essere protetto dal proprio governo, chiede protezione ad un altro Stato».
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nIn una serata dedicata all’integrazione, il contributo più significativo lo ha dato Liberty, 27enne ospite della Casa del Sole, che con un sorriso a 36 denti ringrazia Fasano e la sua “mommy” Stefania Baldassarre: «Sono privilegiato ad essere arrivato qui. È difficile accogliere una persona che non si conosce nelle proprie braccia, ma voi l’avete fatto. Noi tutti abbiamo potenzialità, siamo intelligenti, abbiamo studiato, io ho studiato regia: gli italiani possono sfruttare ciò che noi possiamo offrire, ci manca solo l’occasione per poter dimostrare ciò che sappiamo fare meglio. Il primo passo per l’integrazione passa dal confronto e dal dialogo, bisogna solo promuovere incontri come questi, perché facilitano la conoscenza reciproca e l’abbattimento di qualsiasi stereotipo».
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nStefania Baldassarre ha concluso il suo intervento con un invito alla comunità: «A me piacerebbe che da Fasano partisse l’esempio delle così tanto discusse buone pratiche e fosse un esempio di felice integrazione e impegno sociale.»
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nPiù che un invito, sembra quasi una sfida, spetta alla comunità dimostrare di esser pronta ad accettarla e vincerla.

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martedì 14 Marzo 2017

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