Attualità

Breve storia della Parrocchia di Montalbano: atto I

Massimo Vinale
La chiesa di Montalbano di Fasano
Nella speranza di suscitare interesse misto a curiosità e giammai la noia, Social Politik compie un piccolo viaggio intorno alla storia della parrocchia di Montalbano
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Nella speranza di suscitare interesse misto a curiosità e giammai la noia, Social Politik compie un piccolo viaggio intorno alla storia della parrocchia di Montalbano. L’idea di chiesa, intesa come luogo di culto, sul territorio di Montalbano, trova traccia e storia negli insediamenti rupestri, in un passato più remoto, e nelle masserie fortificate in un passato più prossimo. La masseria, infatti, a differenza del vivere in grotta, garantiva la protezione, il lavoro, una piccola casa e, non ultimo, l’assistenza religiosa. Non a caso, quindi, nelle masserie dell’agro montalbanese si trova sempre una piccola chiesetta, dove il Santo Protettore, il Patrono, veniva venerato con una devozione che ha vinto i secoli, sino ad arrivare ai giorni nostri.

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Maria Vergine, in particolare, raccoglieva la preghiera dei fedeli in diversi santuari eretti in Suo onore: Santa Maria di Pozzo Faceto, in Pozzo Faceto; Santa Maria d’Ibernia, in Cisternino, e Santa Maria d’Agnano, in agro di Ostuni. Quest’ultimo santuario mariano è andato perduto; le sue tracce, però, sono rinvenibili in contrada Rialbo di Sopra. Tutti questi santuari furono edificati all’interno di antichi casali, scomparsi nel basso medioevo. Tra il XVI e il XVIII secolo, infatti, saranno le masserie ad ospitare le prime chiesette, spesso con annessi sepolcri, destinati ai proprietari dell’immobile. Si pensi a masseria “Casamassima”, masseria “Picoco” e masseria “Montalbano Vecchio”.

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Fatta tale premessa ed entrando più nel merito, Social Politik precisa che nel circondario di Montalbano la prima chiesa di cui abbiamo notizia è quella di San Pietro, in contrada Ottava Grande, già attiva nel XII secolo. Sino al XVII secolo è, invece, esistita la chiesa di San Giacomo, ubicata in contrada Difesa di Malta e dedicata al primo Vescovo di Gerusalemme. Volendo circoscrivere, ulteriormente, il nostro interesse al territorio di Montalbano, possiamo affermare che le chiesette giunte sino a noi sono: la chiesa rurale di Castro (tra Montalbano e Speziale); la chiesa di Ottava Piccola; la chiesa di masseria Mozzone di Sotto; la chiesa di Speziale Piccolo; la citata chiesa di San Pietro in Ottava Grande e, non ultima, la chiesa di masseria Montalbano Vecchio.

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La chiesa di “Montalbano Vecchio”, più in particolare, è dedicata alla Vergine del Santissimo Rosario, non a caso venerata a Speziale. Il Cappellano, all’epoca, veniva nominato non dal Vescovo, ma dal proprietario della masseria, a cui, però, toccava la manutenzione della chiesetta. Il Cappellano pro-tempore riceveva, ogni anno, dal signore del luogo, 30 ducati; mentre dalle famiglie ivi residenti, 75 grana. Dalle vedove, invece, grana 7; dalle zitelle con fratelli e sorelle piccole, grana 6. Il Cappellano di Montalbano Vecchio era tenuto a celebrare la Santa Messa tutti i giorni festivi, in onore del proprietario della masseria. Era, altresì, obbligato a celebrare la Messa settimanale per il popolo. Tranne il Battesimo, che si amministrava in Ostuni, il Cappellano impartiva tutti gli altri sacramenti, eccezion fatta per l’ordinazione sacerdotale, di competenza episcopale, e la cresima.

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Nel 1831, però, il Vescovo di Ostuni, mons. Pietro Consiglio, istituì tre nuove parrocchie nella città della Cattedrale: quella di Santa Maria della Stella; quella dello Spirito Santo e quella della Madonna delle Grazie. La “Bolla Episcopale” di mons. Consiglio recava, tra l’altro: «Tra le contrade, il villaggio di Monte Albano è aggregato alla parrocchia cattedrale» di Ostuni. Il Cappellano, nominato dal Cav. Martinelli, proprietario del villaggio “Monte Albano”, venne confermato dal Vescovo divenendo «curatore coadiutore» del parroco della chiesa cattedrale di Ostuni, partecipando, così, agli «integri diritti di stola e, per metà, ai diritti di pubblicazioni e matrimoni».

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Dall’archivio privato di Francesco Vinale presso il Centro Studi “Il Dolmen” di Montalbano.

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lunedì 5 Dicembre 2016

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